martedì 27 novembre 2012

Lettera alla danza di Rudolf Nureyev

Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.




"Era l’odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.
Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole.
Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, a fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi.
Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l’odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un’aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa.
Ricordo una ballerina Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine coso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l’universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria.
Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell’arte può dare.
Ero pittore, poeta, scultore. Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l’unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni, la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi che danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l’unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all’orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza.
Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l’unica cosa che mi accompagna è la mia danza la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell’apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.
Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita… "

RUDOLF NUREYEV

lunedì 26 novembre 2012

Dana Frigoli e la scuola DNI

Il contributo principale di Dana Frigoli al tango contemporaneo e' stato quello di introdurre e codificare un approccio sistematico, quasi scientifico, al movimento e alla connessione. Nel corso di oltre 15 anni di lavoro,  Dana ha prima impostato e quindi evoluto e modificato il suo stile, partendo dallo studio dei principi universali che governano la postura, la costruzione dell'asse, l'utilizzo di precise contrapposizioni fondamentali, e ha studiato come questi principi possono servire a migliorare la comunicazione. Grazie anche ad un fisico ed una tecnica straordinari, attraverso questa analisi Dana e' riuscita ad estendere enormemente lo spettro dei movimenti che possono essere "resi tango". Insieme a Pablo Villaraza (con formava coppia di ballo e di vita nel decennio scorso) ha fondato la scuola di tango DNI di Buenos Aires, che attualmente dirige, dove si insegna in maniera sistematica e coerente questo tipo di approccio al movimento e alla didattica.

In questo filmato una famosa esibizione coreografata di qualche anno fa con Pablo Villaraza:

Nel filmato successivo, un'esibizione recente dei due primi ballerini della compagnia DNI, Adrian Ferreyra e Rocio Lequio


martedì 20 novembre 2012

Juan D'Arienzo e' rock! La carica che emana e la maniera in cui l'orchestra gli risponde come fosse una cosa sola mi fanno perdere la testa!

sabato 17 novembre 2012

Un nostro video di tango di qualche anno fa (diretto da Valeria Lo Meo, fotografia di Luciano Perbellini)...





... ma soprattutto il suo backstage!!!




mercoledì 14 novembre 2012


Pablo Veron e Victoria Vieyra: Pata Ancha

Cliccate sul testo sopra per vedere il video su youtube (non riesco a caricarlo direttamente)

E' semplicemente incredibile quello che proponevaVeron nel 1999 nel tango !!! Oggi siamo abituati a vedere ballerini di livello tecnico straordinario proporre molti di questi movimenti. Ma allora queste cose non le faceva proprio nessuno! Rimane ancora un pezzo di avanguardia.

lunedì 12 novembre 2012

De los Estilos Barriales

Documento sulla storia e l'evoluzione delle milongas di Buenos Aires (in spagnolo)

De los Estilos Barriales

Gloria y Eduardo Arquimbau

Aqui les hago llegar mis conocimientos sobre los estilos Barriales, es una historia larga pero muy rica, quizás me olvide algo, no se, pero lo que recordé en este momento lo escribí a mi modo.

Los Estilos en el Tango.Desde su nacimiento al Tango se lo reconoció por las diferentes formas de bailarlo. Estamos hablando desde que su baile fue reconocido como Tango, a cada una de esas formas se lo llamo Estilo, comenzó con el Estilo Oriyero, lo siguieron elCanyengue, Salón, Familiar, Tradicional, hasta llegar a los años 40, Años que se sumo toda la juventud a bailar el Tango, entonces al cambiar la posición de la mujer, que paso de bailar de costado a bailarde espalda en el recorrido de la pista, apareció el Estilo de Tango Cruzado. No fui yo quien lo llamo de esa forma, yo ya lo conocí así, se lo reconocía como diferentes estilos. Fueron tantos los jóvenes que se incorporaron a bailar el Tango en los años 40, que todos los clubes de la capital y muchos de la provincia de Buenos Aires abrieron sus puertas para que dos veces por semana se hicieran practicas de baile, entre muchachos.Todos los barrios tenían practicas en los clubes mas Importantes, esa fue la razón por la cual con el correr del tiempo en cada uno de esas Barrios, Fue apareciendo una forma de Bailar que se podía Diferenciar de los otros barrios, esto se daba por Que en cada practica siempre había un bailarín Mayor que todos los jóvenes querían seguir su Forma de bailar. Eso pasaba en cada uno de los barrios, por lo Tanto cuando una barra de jóvenes, íbamos a Bailar a un barrio que no era el nuestro, se daban Cuenta con mucha facilidad. De esa forma también se empezó a distinguir como Los Estilos de cada Barrio, esas diferencias que había, Por ejemplo yo aprendí en Pompeya, se bailaba con Pasos largos, bien parados, elegantes.Cuando iba a los bailes de Avellaneda, su baile era Con pasos mas cortos y usaban muchos los giros. En las milongas de “Estrella del Sur” Sportivo Alsina, la sorpresa no era solamente ver como bailaban, no,Las chicas del otro lado del Puente Alsina, cuando Terminaba la tanda, para que la acompañes a el lugar Donde la sacaste a bailar, como era costumbre, te tomaban del brazo durante todo el recorrido, y muchos se creían que la chica ya estaba ganada, pero no era así. Con un par de amigos estudiosos de los diferentes Estilos de cada Barrio, nos tomábamos el Tranvía y nos íbamos a las practicas del Club Pinocho en el Barrio de Villa Urquiza, su baile era de pasos medianos con giros y medios giros, con sacadas y contratiempos. En Parque de los Patricios, en el Club Huracán Se destacaban los fanáticos de Osvaldo Pugliese, Era un gusto ver como macaban los tiempos con caídas Y boleos claro después que el maestro estreno el Tango “La Yumba” se escuchaba el marcado en el piso de maderayuuumm, yuuumm, era impresionante, con el pañuelito en la mano, depilados, maquillados con panque y empilchados a lo Divito, un lujo. Tuve la suerte de muy joven de participar de un concurso De Tango en el Club Unidos de Pompeya, organizado por El famoso bailarín conocido como “El Flaco Tin” de la pareja “Tin y Sarita” Primeros bailarines de Aníbal Troilo, en la Revista titulada “El Patio de la Morocha” En ese concurso tan popular por aquellos tiempo, se presentaron parejas de todos los barrios de Buenos Aires Y también de la Provincia.Eso me dio la posibilidad de conocer los diferentes estilos De cada uno de los barrios, todos bailaban muy bien, cada Pareja con su forma de bailar, todos éramos diferentes, eso era lo interesante de esa época, ninguno nos parecíamos. A mi en esos tiempos me decían “Panchito” de sobre nombre Y con una chica llamada Elida, ganamos ese importanteConcurso de Tango que duro 15 Semanas, yo tendría unos 19 años, muy pocos son los que asocian a ese “Panchito” con el Eduardo de la Pareja “Gloria y Eduardo” solamente los queme conocen de pibe y todavía me dicen “Panchito”. Pero lo importante es que fue así como conocí parejas de Diferentes barrios, que luego visite, como Villa Crespo, Villa Devoto, Chacarita, Floresta, Flores, La Paternal y muchos Muchos otros algunos que ya los conocía porque concurría a sus milongas como La Boca, San Telmo o Barracas. Todo esto era muy común hasta finales de los años cincuenta. En los años cincuenta pasaron muchas cosas que debemos Explicar muy bien para que lo entiendan. En principio y muy importante la mujer cambio su manera de ser, Hasta ese momento las madres acompañaban a sus hijas al baile. A las practicas de Tango de los clubes solo íbamos los varones. Para poder entrar a un baile tenías que tener los 18 años cumplidos. Después de los años 55, permitieron que se organices bailes Para los jóvenes de 14 años “ Sin Tango” nosotros pasamos a ser Los viejos que bailábamos el Tango “A los 20 años”. Las mujeres de 16 o 18 años, comenzaron a participar de las Practicas de Rock y algunos Tangos, muy pocos. Las chicas ya iban a las Milongas solas, nunca mas acompañadas por sus madres. A esos jovencitos que a los 14 años, los hicieron bailar músicas De otros países, le robaron el Tango. Pero le vendieron sus Películas, le cambiaron los zapatos por zapatillas, el traje por Los pantalones de Jeams y los dejaron mal vestidos y Rockeros. Son los que ahora ni saben que el Tango es la música que nos representa en el mundo entero, piensan que los tangueros estamos locos. La única ventaja que tuvimos los tangueros, fue que como ya a las Chicas no las acompañaba mas las madres, pudimos bailar mas juntitos Y así nació el estilo de los años 50, ese es el estilo que los jóvenes Mal llaman “Estilo Milonguero” Milonguero no es un estilo, milonguero Se le dice a los que son habitué a ir a las milongas, pero los jóvenes Nos veían bailar ese estilo y decían, yo quiero aprender a baila así Como bailan los Milongueros. Y así bautizaron a esa forma de bailar. El tema es que ya los jóvenes no se sumaron nunca mas a bailar Su música nacional, el Tango, se perdieron entre otros ritmos, Fuimos muy pocos los bailarines que seguimos bailando el Tango, Y así se fueron perdiendo los estilos de cada uno de nuestros barrios. En mi caso personal deje de bailar el estilo del barrio de Pompeya Cuando fui a bailar al Club Buenos Aires de la Calle Parral y Gaona, Y lo mismo que me paso a mi le paso a muchos jóvenes de distintos Barrios, nos encontrábamos en esas espectaculares milongas de Esos años finales de la década del 50 y principios de los años 60. Bailábamos en las Milongas, Buenos Aires, El Club Oeste, Chacarita,El Social Rivadavia, Editorial Haynes, Huracán y algunas otras mas. En los años siguientes esos muchachos se casaron y dejaron de ir A las milongas, solo algunos siguieron con esas costumbres de los Años 50 y 60, los mas dejaron de asistir y de esa forma el Tango Se quedo sin Estilos y costumbres.Por ejemplo en las milongas verdaderas no había mesas ni se podía Tomar ningún tipo de bebida, para no mojar la pista de baile. Comer y sacar a una mujer con el gusto a comida, era algo imposible De creer, en nuestra juventud, para que una mujer te saliera a bailar Debías estar, bien vestido de traje “O no te dejaban entrar al baile”Los zapatos bien lustrados, perfumados, y los muchachos tomábamos Bebidas que no nos deje mal aliento, “Vino nunca”Demás esta decirte como se vestías las chicas, además de ser todas Jóvenes y hermosas cuidaban su vestimenta como modelos. Cuando llegamos a los años 80, ya eran pocas las milongas que quedaban,Y esas pocas solamente con gente mayor, entonces ya era necesario que Las milongas tengan mesas, para estar sentados cuando no bailan. Hablar entre amigos de historias pasadas o de las orquestas de otros tiempos. La televisión tenía todavía algunos programas de Tango, en los cuales se Presentaban algunas parejas de tango, que a decir verdad éramos todas Distintas en nuestra forma de bailar, como en tiempos atrás cada pareja Tenía su propio estilo, fue cuando dos muchachos que Vivian en Europa, Llegaron a Buenos Aires con la idea de armar un espectáculo de Tango para viajar a París a un festival que se organizaría en la Torre Eiffel, después de mucho trabajo, lograron armar ese elenco y viajar para presentarse en Paris. Ellos eran Claudio Segovia y Héctor Orezzoli, y el espectáculo fue el popular“Tango Argentino” que no solo triunfo en París, también lo hizo en Broadway y en el mundo entero, Japón, Estados Unidos, Europa y fueron sus bailarines los que hicieron que en todo el mundo la gente se interese por bailar el Tango. Esto fue a mediado de los años 80, y muchos de los bailarines del mundo Quisieron venir a conocer Buenos Aires y el Tango, también algunos jóvenes Argentinos por lo general bailarines de otras disciplinas se comenzaron aInteresar por bailar el Tango.


Al mismo tiempo que se comentaba el éxito del espectáculo “Tango Argentino” muchos de los milongueros que ya no iban mas a bailar, volvieron a las Milongas, cada uno con sus historias pasadas, algunos diciendo que ellos Bailaron muy bien y otros mostrando que bailaban muy bien. Así se fueron armando algunas nuevas milongas, con la vuelta de viejos milongueros, algunos jóvenes bailarines Argentinos y muchos turistas que querían conocer las milongas Argentinas y tenían que bailar entre ellos, un Alemán con una Italiana, un Francés con una Japonesa y quizás con un poco De suerte alguno bailaba con muchacho o una joven Argentina. De esa forma fueron creciendo las milongas, cuando a ellas se sumaron las Jóvenes bailarinas, muchas mujeres mayores se fueron a bailar a otras milongas donde no llegaban ni jóvenes bailarinas ni jóvenes turistas. Los viejos milongueros felices bailando aconsejando y mintiéndole a las jóvenes nuevas bailarinas, que gustosas estaban de bailar con los milongueros. La mayoría de los jóvenes que hoy se interesan por el Tango, lo hacen como un medio de trabajo, algunos dan clases de Tango aquí en el país, otros viajan Por el mundo bailando o dando clases, los que vienen de otras disciplinas Bailables están trabajando muchos en las casas nocturnas que presentan espectáculos de Tango, entonces en este momento si bien no es mucha la juventud que se suma al Tango, son mas que hace unos años atrás, y eso esta Bueno porque el Tango tendrá continuadores, no importa porqué entran al Tango, siempre es por algo, nosotros quizás la mayoría era por conocer a una chica, los jóvenes de hoy lo hacen como un medio de trabajo, pero con seguridad todos se terminaran enamorando del tango y eso es lo importante. Vemos que los jóvenes son muy buenos bailarines en lo técnico y que lo mas Difícil para ellos es justamente ser personales, casi todos son muy parecidos,Y eso les es mas complicado justamente porque ya no existen mas los Estilos Barriales, la tecnología existente los unifica, antes cada barrio les daba un Libreto diferente a cada joven, cada pareja tenia el sello de su Barrio. Justamente por esa razón podemos asegurar que ya no existen aquellos Estilos Barriales, un estilo no lo hace una pareja, un estilo lo hacían gran cantidad deJóvenes que bailaban de tal o cual forma y eso ya es muy difícil de ver hoy.Ojala que la juventud toda vuelva a apostarle al Tango, entonces puede ser que Se llegue a repetir lo que vimos en los años 40 y 50, para eso muchos seguimos trabajando con la intención que el Tango llegue a todos los jóvenes de nuestro país, ojala que sea con suerte. Si hicimos el milagro del Espectáculo Tango Argentino, quizás hacemos otro. (15 Octubre, 2012)


Gloria y Eduardo

sabato 10 novembre 2012

Intervista con Olga Besio sulla didattica del tango

Olga Besio e' stata la moglie di Gustavo Naveira ed ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della tecnica e della didattica del tango argentino. In questa intervista esprime un parere molto autorevole, aperto e intelligente su cosa sia importante nel tango e quale debba essere l'essenza della sua didattica.

PS I primi 10 minuti sono più autobiografici, quindi forse meno interessanti del resto.

Contaminazione tra contact improvisation e tango.


Eugenia Parrilla e' stata una grande innovatrice. Il suo background in danza contemporanea e la collaborazione con Chicho Frumboli (durata diversi anni) le ha fornito gli strumenti per studiare l'origine del movimento della donna nel tango ed esplorare le possibilita' che ne scaturiscono. Ha portato nel tango una maniera rivoluzionaria di concepire le modalita' improvvisative della donna. Questo filmato rappresenta forse uno dei suoi lavori più "sperimentali". Dal vivo e' stata davvero una performance fenomenale.